Quali caratteristiche avrà il calciatore del futuro? Si può prevedere un infortunio? E si possono portare allo stadio 32 milioni di italiani? Domande: molte. Certezze: una. La tecnologia sta rivoluzionando il mondo del calcio. I visori di realtà virtuale, assieme alle soluzioni di realtà aumentata promettono di far sbocciare l’amore tra squadre e tifosi a migliaia di chilometri di distanza. I cosiddetti Big Data garantiscono la previsione degli infortuni, sfruttando sostanzialmente le informazioni raccolte nei 90 minuti di gioco. Una mole di dati che potrebbe rivelarsi un tesoro per le stesse società italiane e la Figc, che per il 14 e 15 ottobre ha organizzato una maratona dell’innovazione a Trento, per valutare i progetti di 150 hacker da tutto il mondo.
L’Hackathon è stato promosso da Università di Trento, TrentinoSviluppo, Provincia Autonoma di Trento e patrocinato dal Commissario Europeo allo Sport Tibor Navracsics e dal Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Del resto Trento rappresenta un territorio che ospita da anni i ritiri delle principali squadre italiane, oltre a promuovere iniziative di sport diffuso per gli studenti e stabilendosi in cima alla classifica delle province italiane nell’indice di sportività Clas-Sole 24 Ore, con una quota del 6,8% (1,2 miliardi di euro) del Pil regionale prodotto dallo sport. Un ecosistema dell’innovazione applicata allo sport che ha spinto a prendere parte all’Hackathon di Trento anche aziende per cui lo sport non rappresenta la ragione sociale della loro attività.
«Per la Federazione tedesca abbiamo sviluppato Penalty Insights, una soluzione che serve a prevedere come verranno calciati i calci di rigore. La soluzione è stata usata proprio durante l’ultimo Europeo dell’anno scorso nella partita contro l’Italia, eliminata dopo una serie di diciotto tiri dal dischetto», spiega al Corriere della Sera Achim Ittner di SAP. «Il Real Madrid ha più di 500 milioni di tifosi nel mondo, ma solo il 3% di loro vive in Spagna. La realtà virtuale aiuta i club a scoprire un tesoro nascosto e milioni di tifosi a sentirsi allo stadio anche a migliaia di chilometri di distanza», ragiona Iris Cordoba, a capo del Microsoft Global Innovation Center di Madrid.
Nel corso dell’Hackathon Figc a scontrarsi sono state le idee di un manipolo di giovanissimi (oltre 400 iscritti), chiamati a raccolta dalla Federazione per sfidarsi e presentare progetti che possano innovare il mondo del calcio. Essenzialmente due le aree d’interesse. La prima, legata all’analisi predittiva dell’immensa mole di dati raccolti durante le partite, che riguardano distanza percorsa, falli, cartellini, minuti giocati, tiri. La seconda, legata all’innovazione delle opportunità di connessione tra tifosi e club, sempre più interessati a coinvolgere non solo i 32 milioni di appassionati italiani (dati Figc), ma anche i tifosi in giro per il mondo. Del resto sono oltre 1,3 milioni i soli iscritti alla Figc, e la stessa Federazione ha chiesto agli hacker di sviluppare piattaforme per coinvolgere i tesserati. Ricercatori e appassionati informatici «buoni», non intenzionati a violare sistemi e trafugare dati.
«Il calcio ha le potenzialità per creare sviluppo economico nel Paese. Facebook ha impiegato dieci anni per arrivare a un miliardo di utenti, a una partita servono dieci minuti per arrivare a un miliardo di persone. Eppure finora raccogliamo solo i dati sui 90 minuti e regaliamo tutto a Facebook e Twitter. Ma la Figc è come la Consob, ha il compito di controllare e sviluppare le strutture che regolano la gestione di questo enorme flusso di informazioni generate da giocatori, tifosi e appassionati. La Figc deve promuovere innovazione aperta senza scopo di lucro», spiega Carlo Alberto Carnevale Maffé, coordinatore scientifico della manifestazione. La sfida, naturalmente, è mantenere il controllo di un’importante quota nazionale di dati personali, senza cedere agli appetiti di terzi incomodi.